Amare di più l'Italia

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  1. nikonucida
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    bellissimo il ballo sardo tante volte vengono dei gruppi folk sardi in calabria nel mio paese per la festa di san rocco

    oggi vi parlo delle pietre di nardo di pace

    Le Pietre di Nardodipace sono insigni testimonianze di un'antica civiltà che si sviluppò in questi luoghi nel periodo Neolitico, tra il V e il III millennio A.C.
    Quella che state ammirando è solo una, sebbene tra le più significative, delle tante strutture rinvenute su questo altipiano. La costruzione appare oggi purtroppo mutila di molte sue parti in quanto fu certamente soggetta a fenomeni sismici di notevole intensità che ne hanno determinato il crollo. I resti delle parti franate possono tuttavia essere identificati con i tanti massi che occupano il terreno circostante.
    Su quale fosse la destinazione d'uso originaria sono state avanzate diverse ipotesi secondo le quali tali strutture avevano una funzione di tipo sepolcrale o più genericamente culturale nonché astronomica, sebbene non si possa escludere che i diversi aspetti potessero convivervi intimamente congiunti.
    Sulla superficie di alcuni massi è possibile rinvenire alcuni ideogrammi che potrebbero esservi stati incisi didascalico.
    Sia la complessità delle strutture che le dimensioni dei megaliti che le compongono spingono a ipotizzare che la società che le ha prodotte doveva conoscere una forma di organizzazione politica e religiosa abbastanza complessa, giacché è impossibile immaginarne la genesi senza pensare a forme di organizzazione sociale basate sulla divisione del lavoro con la conseguente divisione in classe o caste





     
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  2. DarkenShadow
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    Ora tocca ad un altro simbolo della Campania

    La Reggia di Caserta, o Palazzo Reale di Caserta, è una dimora storica appartenuta alla casa reale dei Borbone di Napoli, proclamata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
    Situata nel comune di Caserta, è circondata da un vasto parco nel quale si individuano due settori: il giardino all'italiana, in cui sono presenti diverse fontane e la famosa Grande Cascata, e il giardino all'inglese, caratterizzato da fitti boschi.
    In termini di volume, la reggia di Caserta è la più grande residenza reale del mondo con oltre 2 milioni di m³.

    Il Palazzo reale di Caserta fu voluto dal re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli e al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles. Si diede inizialmente per scontato che sarebbe stata costruita a Napoli, ma Carlo di Borbone, cosciente della considerevole vulnerabilità della capitale a eventuali attacchi (specie da mare), pensò di costruirla verso l'entroterra, nell'area casertana: un luogo più sicuro e tuttavia non troppo distante da Napoli.

    Dopo il rifiuto di Nicola Salvi, afflitto da gravi problemi di salute, il sovrano si rivolse all'architetto Luigi Vanvitelli, Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al palazzo, il parco e la sistemazione dell'area urbana circostante, con l'approvvigionamento da un nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che attraversasse l'annesso complesso di San Leucio. La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e manifestare potenza e grandiosità, ma anche essere efficiente e razionale.

    La reggia:


    L'Acquedotto Carolino:


    Breve descrizione del palazzo:
    La reggia, definita l'ultima grande realizzazione del Barocco italiano[4], fu terminata nel 1845 (sebbene fosse già abitata nel 1780), risultando un grandioso complesso di 1200 stanze e 1790 finestre, per una spesa complessiva di 8.711.000 ducati. Nel lato meridionale, il palazzo è lungo 249 metri, alto 37,83, decorato con dodici colonne. La facciata principale presenta un avancorpo centrale sormontato da un frontone; ai lati del prospetto, dove il corpo di fabbrica longitudinale si interseca con quello trasversale, si innestano altri due avancorpi.
    La facciata sul giardino è uguale alla precedente, ma presenta finestre inquadrate da lesene scanalate.
    Il palazzo ricopre un'area di circa 47.000 m²;[5] dispone di 1026 fumaroli e 34 scale.[6] Oltre alla costruzione perimetrale rettangolare, il palazzo ha, all'interno del rettangolo, due corpi di fabbricato che s'intersecano a croce e formano quattro vasti cortili interni di oltre 3.800 m² ciascuno.
    E' presente anche una fornitissima Quadreria, composta da 9 sale conservanti vari dipinti, tra cui quelli dei migliori allievi dell'Accademia delle Belle Arti di Napoli (Sala numero 2)

    Scalone Reale e Sala del Trono:


    Il Parco:

    l parco reale di Caserta si estende per 3 chilometri di lunghezza, con sviluppo Sud-Nord, su 120 ettari di superficie. In corrispondenza del centro della facciata posteriore del palazzo si dipartono due lunghi viali paralleli fra i quali si interpongono una serie di suggestive fontane che, partendo dal limitare settentrionale del Giardino all'italiana, collegano a questo il Giardino all'inglese, le vasche sono popolate da numerosi pesci.

    Veduta del parco:


    Fontana Margherita e Fontana dei Tre Delfini:


    Fontana di Eolo:


    Fontana di Cerere:


    Fontana di Venere e Adone:


    Fontana di Diana e Attenone:


    L'enorme giardino si divide in due aree: la prima è detta Giardino all'Italiana, poco distante da essa si trova la Castelluccia, una sorta di fortezza in miniatura edificata nel 1769 per il divertimento e, forse, l'istruzione militare dei Principi reali. In origine, la torre ottagonale, il ponte levatoio, e soprattutto, una cinta bastionata, rendevano chiaro il carattere militare (sia pure di gioco) della struttura. Ma, nel 1819 la trasformazione dei bastioni in giardini ha modificato il disegno iniziale.
    La seconda è invece detta Giardino all'Inglese, voluto dalla regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, moglie di Ferdinando IV, secondo i dettami dell'epoca che videro prevalere il giardino detto "di paesaggio" o "all'inglese", sottolineatura dell'origine britannica di spazi il più possibile fedeli alla natura.

    Scorcio del Giardino Inglese:


    Questo è probabilmente il posto più bello in cui io sia mai stato, se non si fosse scassato il computer avrei potuto caricare un centinaio di foto fatte da me :XD:
     
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    arcipelago sabaody

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    luoghi stupendi!!!!!!! mi piacerebbe visitarli !! :)
     
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  4. DarkenShadow
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    La Reggia è bellissima, anche se per vedere tutto il parco ci metti una giornata e ti distruggi i piedi ne vale la pena :)
     
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    Vicino Pescara

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    Io ci sono stato alle elementari ed ero troppo piccolo per apprezzare a pieno XD
    Prima o poi ci devo tornare, qeusti sono luoghi che meritano veramente!!!
     
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  6. joan84
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    CITAZIONE (DarkenShadow @ 23/5/2013, 15:27) 
    La Reggia è bellissima, anche se per vedere tutto il parco ci metti una giornata e ti distruggi i piedi ne vale la pena :)

    condivido pienamente
    ci sono stata moltissime volte , l' ultima risale a meno di un anno fa
    un posto meraviglioso e suggestivo, ma soprattutto completo
    i giardini inglesi sanno di mistero, ci sn anke dei piccoli cunicoli ke nn sai dove sbucano
    il parco e' l ideale x una passeggiata, e anke se il tragitto è lungo non te ne risenti xkè distratta dalla meraviglia ke ti circonda <3
    e poi x gli amanti dell' arte , basta entrare nella reggia :sasa:
    bravissimo Luca :salut: :like:
     
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  7. nikonucida
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    noooooo ragazzi un viaggio in campania lo devo fare assolutamente è troppo bellooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
     
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  8. nikonucida
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    io invece oggi vi parlo delle cascate del marmarico in calabria

    Le Cascate del Marmarico (dette anche di Bivongi) sono fra le più alte d'Italia, certamente le più alte dell'Appennino Meridionale, e si generano in un tratto del fiume Stilaro, il vallone Folea, in cui compiono un salto di ben 114 metri. Il nome "Marmarico" ha origini dialettali e significa "lento" o "pesante", ed è dovuto all'effetto che compie l'acqua scendendo da questo lungo salto che la fa sembrare quasi immobile.
    Per raggiungerle bisogna percorrere per una buona mezzora una strada sterrata in jeep che dall'abitato di Bivongi conduce su per le montagne circostanti, alle spalle del Monte Consolino. Lasciata l'auto si attraversa un ponticello che porta dall'altro lato del torrente e si prosegue a piedi lungo un sentiero molto bello che costeggia il corso del fiume per circa 15 minuti e conduce ai piedi della Cascata.
    Un altro modo per raggiungerle è percorrendo un bel sentiero a piedi con partenza dalla Ferdinandea che ridiscende lungo il medesimo vallone, lungo il quale di possono ammirare in tutta la loro maestosità.
    Nel periodo di ottobre le fioriture di ciclamini, nel sottobosco circostante, colorano di rosa i prati e la natura appare più rigogliosa che mai. Raggiunta la pozza più grande della cascata, dove è possibile fare il bagno, si può scegliere di proseguire per un breve sentiero che si inerpica ancora più su fino alla pozza intermedia dalla quale si può ammirare il primo tratto di cascata, quello superiore, in tutta la sua interezza e la pozza inferiore dall'alto.



     
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  9. DarkenShadow
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    Davvero un bel paesaggio
     
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  10. Shakky_Tispenno
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    Scala dei Turchi
    La Scala dei Turchi è una parete rocciosa (falesia) che si erge a picco sul mare lungo la costa di Realmonte, vicino a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. È diventata nel tempo un'attrazione turistica sia per la singolarità della scogliera, di colore bianco e dalle peculiari forme, sia a seguito della popolarità acquisita dai romanzi con protagonista il commissario Montalbano scritti da Andrea Camilleri, in cui tali luoghi vengono citati (vicino è l'immaginario paese del commissario, Vigata).
    La Scala è costituita di marna, una roccia sedimentaria di natura calcarea e argillosa, avente un caratteristico colore bianco puro. Tale scogliera dal singolare aspetto si erge in mezzo tra due spiagge di sabbia fine, e per accedervi bisogna procedere lungo il litorale e inerpicarsi in una salita somigliante a una grande scalinata naturale di pietra calcarea. Una volta raggiunta la sommità della scogliera, il paesaggio visibile abbraccia la costa agrigentina fino a Capo Rossello, altro luogo legato alle gesta di Montalbano.
    La Scala dei Turchi presenta una forma ondulata e irregolare, con linee non aspre bensì dolci e rotondeggianti. Il nome le viene dalle passate incursioni di pirateria da parte dei saraceni, genti arabe e, per convenzione, turche; i pirati turchi, infatti, trovavano riparo in questa zona meno battuta dai venti e rappresentante un più sicuro approdo.
    Nell'agosto del 2007 è stata presentata all'UNESCO, da parte del comune di Realmonte, una richiesta ufficiale affinché questo sito geologico, insieme alla villa romana, sia inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità.



     
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    Vicino Pescara

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    Bellissimo posto, io personalmente non lo conoscevo XD
     
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  12. DarkenShadow
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    CITAZIONE (Sanji Black Leg @ 1/6/2013, 15:16) 
    Bellissimo posto, io personalmente non lo conoscevo XD

    Io l'avevo solo sentito nominare nei romanzi di Camilleri (ho letto tutti quel del Commissario Montalbano) ma non avevo mai visto come fosse in realtà, davvero bello!
     
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  13. nikonucida
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    CITAZIONE (Sanji Black Leg @ 1/6/2013, 15:16) 
    Bellissimo posto, io personalmente non lo conoscevo XD

    io nemmeno

    Ora vi parlo del castello normanno a squillace

    Nella parte più alta del colle cittadino di Squillace, si ergono le imponenti mura e le torri del Castello. Fu dapprima una fortificazione bizantina, sorta sulle rovine del Monastero Castellense di Cassiodoro. Si presenta con mura in pietra, altissime, con un portale bugnato sovrastato dallo stemma marmoreo della famiglia Borgia. La sua architettura è discontinua e non segue precisi canoni, in virtù del fatto che lo stesso fu assoggettato a diversi rimaneggiamenti e ad aggiunte in epoche diverse. La facciata si presenta con due grossi torri, una cilindrica e l'altra poligonale. Le notizie storiche ci dicono che la fortificazione appartenne dapprima ai bizantini che vi costruirono il loro "castrum", ultimo baluardo ad essere conquistato dagli Arabi. Nel 904 Squillace divenne una roccaforte musulmana e nella città si insedierà l'emiro Abstaele venuto dall'Africa. Rapine e saccheggi caratterizzarono la vita della roccaforte musulmana. Verso il 921 divenne emiro di Squillace Olkbeck che occupò il suo suo nido d'aquila, dove venne poi ucciso. Al suo posto siederà Saklab. Nel 982 Ottone di Sassonia sconfisse presso Squillace i bizantini, i quali avevano riconquistato il Castello nel 965. All'inizio dell'anno 1000 l'emiro Mihael mise a sacco Squillace. Nel 1044 Squillace venne conquistata dai Normanni e viene inserita tra le grandi contee feudali del Sud. Dalla cronaca di Lupo Protospatha si sa che Guglielmo Braccio di Ferro e Guaimaro V, principe di Salerno e , allora, sovrano feudale dei Normanni, si impadroniscono del Kastron di Squillace e sull'altura costruirono, la dove sorgeva la fortificazione Bizantina-araba, un grande e forte Castello che chiamarono Stridula ( per il fischio battente del vento sulle mura). Ruggero I d'Altavilla, detto il Normanno, soggiornò a Squillace, avviando per questa Città un vero periodo aureo, con la latinizzazione del culto e l'avvio di importanti opere. Fu questo il periodo in cui a Squillace hanno convissuto più lingue, più stirpi e diverse culture. La dinastia degli Altavilla, signori di Squillace per circa un secolo fu protagonista con Roberto Guiscardo, i Conti Ruggero, Eberardo, Guglielmo e Riccardo, ma anche con Adelaide, Elisabetta, Sichelgaita e Medania. Fu questa dinastia che riuscì ad abbattere l'ultima roccaforte bizantina di Squillace e ne soppiantò l'organizzazione, recidendo l'esperienza di rito greco-bizantino che per oltre tre secoli aveva caratterizzato la diocesi di Squillace e reintroducento in chiave politica e religiosa la latinizzazione dell'area scillacense. Il gran Conte Ruggero fu autore proprio in Squillace delle donazioni delle terre di Santo Stefano del Bosco al grande asceta San Bruno di Colonia: su queste terre il Santo fondò la grande Certosa di Calabria. L'incontro tra il gran Conte Ruggero e San Bruno avvenne il 29 luglio del 1098 proprio nel Castello di Squillace, presente anche il beato Lancino e l'ultimo Vescovo del rito greco-bizantino di Squillace, Teodoro Misimerio. Il 14 febbraio 1783 l'antico Castello, sotto l'impeto del grande terremoto di quei giorni, vede crollare con i suoi muri tante volte imbattibili l'impalcatura del vecchio mondo feudale e vede nascere, qui sotto una tenda, presagio e promessa di una era nuova che cominciava, il Padre della rivoluzione italiana, Guglielmo Pepe.
    Gli amanti del castello
    Durante la campagna di scavi, condotta nel Castello di Squillace dall'Ecole Francaise, sono stati rinvenuti, in nuda sepoltura, nell'angolo interno della rocca coincidente con la torre poligonale, due scheletri avvinti in un tenero abbraccio. Con i piedi rivolti verso l'apice nord - est della torre, mano nella mano, i due scheletri - ben conservati - lasciano avvolta nel mistero la fine tragica della loro vicenda umana, ma destano tanta tenerezza per la loro giacitura. Le indagini e gli accertamenti scientifici disposti dalla Soprintendenza alle Antichità della Calabria e gli studi della stessa Ecole Francaise fanno risalire gli scheletri agli anni compresi tra il 1200 ed il 1300. Tanti erano i conflitti in quell'epoca che, dall'XI secolo fino al XIII, si intrecciano con avvenimenti politicamente rilevanti: le dominazioni bizantina, normanna, sveva, angioina, dei Monftort. Basti solo ricordare che questa signoria si insediò in Squillace con frotte di cavalieri francesi o filofrancesi dopo la tragica fine di Manfredi e di Corradino di Svevia. Possiamo pensare che la città sia stata teatro di avvenimenti cruenti sempre riconducibili a fattori di predominio nonché a vicende misteriose ed esoteriche? Riprendendo il discorso degli scheletri rinvenuti nel castello e riportandolo ai dati concreti, va detto che gli stessi sono quelli di una coppia: il maschio altro mt. 1,70 e la femmina 1,68; mano nella mano e con i rispettivi crani rivolti l'uno verso l'altro. L'epoca a cui gli studiosi fanno risalire la morte ed il seppellimento, l'altezza stessa dei corpi sono preziosi elementi per ipotizzare che non si trattava di gente del luogo, bensì di "nordici", tenuto conto dell'altezza media dell'uomo meridionale. Una curiosità: un noto rabdomante calabrese, circa 15 anni fa, aveva segnalato ad alcuni cittadini di Squillace la presenza di due scheletri seppelliti nel castello, segnalando anche la morte violenta della giovane coppia, nonché l'esistenza con altri oggetti di un pugnale avvolto in pelle di serpente e l'aggirarsi di misteriosi mastini. Queste indicazioni, seppure tutte da verificare, ci porterebbero all'araldica sveva ed a quella dello scudo dei Montfort.


     
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  14. DarkenShadow
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    Questa volta vi parlerò di qualcosa che si trova esattemente nella città in cui abito: il Castelluccio di Battipaglia (o, come è chiamata qui, "a' Castelluccia")



    Questo edificio risulta menzionato per la prima volta in un documento del 1080 d.C. con cui il re normanno, Roberto il Guiscardo, ne fa concessione all'Arcivescovo di Salerno.
    Il Castelluccio fu edificato a protezione degli abitanti delle terre del Tusciano: per la sua imponenza e collocazione strategica e geografica, consentiva di controllare e proteggere dall'alto i monasteri di S. Mattia e Sant'Arcangelo, i due luoghi di aggregazione e di vita religiosa del tempo. In quel periodo, infatti, Battipaglia era costituita da questi tre casali.

    Oggi l'edificio è di proprietà privata e, nonostante all'esterno si presenti in buono stato (come si può vedere dalle foto), necessità di costosi interventi di ristrutturazione interna dato che molti pavimenti sono crollati, la famiglia che lo possiede vorrebbe adibirlo a museo ma, come detto, va prima rimesso in buone condizioni
     
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  15. bravamera
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    io vi parlo oggi di CARLOFORTE.

    E' un paesello che si trova nell'isola sarda di San Pietro, che è vicina all'isola di Sant'Antioco.

    www.preventivifotovoltaico.com/wp-c...carloforte2.jpg

    E' stato colonizzato in antichità dai tabarchini, che prendono il nome da Tabarka (isola vicino alla Tunisia colonizzata dai liguri), e quindi parlano un dialetto ligure. :)

    Ci tengono molto a questa distinzione.. ma vabbè.

    A Carloforte le maggiori attrazioni secondo me, a parte quelle turistiche prettamente appartenenti alla bellezza della Sardegna (come tutti i posti belli d'Italia), sono:

    il Girotonno: è un gioco di parole tra 'girotondo' e 'tonno', che è una manifestazione in cui si incontrano cultura e gastronomia ogni anno a fine maggio-inizio giugno (periodo della tonnara).
    Da precisare che essendo un incontro di culture diverse, anche la gastronomia proviene un po' dai diversi rappresentanti di Paesi che partecipano. :) (ve lo consiglio)

    la Chiesa dei Novelli Innocenti: fu eretta in memoria dei giovani e bambini facenti parte della cosiddetta "Crociata dei fanciulli" che partì da Marsiglia nel 1212. Due delle sette navi che componevano la flotta affondarono al largo dell'Isola di San Pietro, tutti i naufraghi perirono ed alcuni vi furono sepolti.
    Fu eretta in memoria di essi per volere del Papa Gregorio IX. La piccola chiesa ridotta a rudere fu restaurata dai tabarchini all'epoca della colonizzazione.
    http://www.isoladisanpietro.org/foto/pics/...nnocenti_01.jpg
     
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81 replies since 9/5/2013, 10:35   6868 views
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